Terapie, Colori, Aromi e Cristalli
Terapie, Colori, Aromi e Cristalli
La musicoterapia e la cromoterapia hanno origini molto antiche, poichè le medicine tradizionali, soprattutto quelle orientali, hanno sempre attribuito grande importanza all’energia vitale (ritenendo che l’equilibrio armonico fosse il fondamento del nostro benessere e che ogni sua alterazione e ogni intralcio lungo i l percorso causassero alla fine uno stato di malattia), considerando assolutamente essenziali i suoni e i colori per ripristino dell’ equilibrio energetico e per la rimozione dei “blocchi” nell’armonioso passaggio dell’energia.
è possibile affermare che si tratti di tecniche millenarie: l’uomo primitivo si accostò al suono e al colore già 10.000 anni prima di Cristo, come comprova la famosa ocarina gialla (colore nient’affato casuale, come vedremo!), rinvenuta ancora con tale colorazione e con cinque fori atti ad emettere suoni diversi. Essa rappresenta una delle prove significative circa l’importanza della colorazione degli oggetti e dell’attività musicale.
Altre testimonianze relative all’uso dei suoni e dei colori sono rappresentate dal ritrovamento di strumenti musicali colorati risalenti al paleolitico.
Alcuni geroglifici evidenziano, inoltre dei tamburi che sono riferibili al III°millennio a.C. e numerosi studiosi concordano nello stabilire che l’uso terapeutico dei suoni e dei colori possa essere addirittura databile a circa 30.000 anni fa.
Ma facciamo un salto nel tempo e nello spazio, per comprendere meglio taluni aspetti. In Egitto, l’uso dei suoni e dei colori a scopo terapeutico raggiunse l’apice. In tale cultura, dove la sacralità religiosa non era disgiunta dalla sacralità delle cure mediche, i medici-sacerdoti erano soliti condurre personalmente gli ammalati verso sentieri che, per la loro ubicazione topografica, presentavano peculiari caratteristiche di magnetismo e di esposizione solare.
I templi della luce solare erano dei luoghi sacri in cui venivano praticate la musicoterapia, la cromoterapia e la meditazione allo scopo di ripristinare l’armonico equilibrio psico-energetico. Come per le piramidi, anche i templi e in modo particolare i templi della luce solare sorgevano in zone geografiche specifiche. L’ubicazione del luogo ove tali strutture dovevano essere costruite era affidata a individui capaci di ricercare, nel sottosuolo, i cosiddetti punti di forza naurale, in grado di emettere positive energie per il benessere psico-fisico. I faraoni dedicarono molto tempo all’ascolto dei suoni della natura e delle composizioni dei loro musici, per il rilassamento e la cura del corpo come pure per ottenere energia positiva, mediante l'”illuminazione sonora”, nelle decisioni importanti. Sempre in Egitto, le nobildonne erano molto attente ad abbigliarsi coi colori appropriati per favorire il concepimento e anche per prolungare la lattazione e avevano appreso l’uso del colore sulle palpebre e sulle labbra, a scopo curativo, per assicurarsi il benessere visivo e del cavo orale.
Cinesi, giapponesi e tibetani codificarono l’importanza curativa dei suoni e dei colori sull’uomo, tramandandoci manoscritti dai quali è possibile acquisire le tecniche e le modalità di svolgimento delle loro terapie, nelle quali la meditazione si miscela molto spesso all’ascolto della musica e alla visualizzazione dei colori, in modo affascinante e quanto mai attuale, dal punto di vista esecutivo, anche ai giorni nostri. I cinesi, ad esempio, affidavano il proprio benessere fisico all’azione dei vari colori, indicando il giallo per ripristinare la funzione intestinale, il viola per sedare un attacco epilettico e il rosso per indurre il coraggio. I medici cinesi, inoltre, erano soliti apporre alle finestre delle stanze degli ammalati dei drappi che avessero un colore adeguato al tipo di malattia e provvedevano a prescrivere ai loro malati sia di indossare indumenti di colore consono, al fine di ottenere la più rapida guarigione, sia l’assunzione di liquidi colorati a seconda della patologia presentata: verdure di colore verde, nelle patologie infiammatorie, cibi gialli nelle affezioni intestinali, rossi per indurre forza e curare la tristezza e melanconia.
Verso il 2690 a.C., l’imperatore Huang Ti incaricò il suo primo ministro di far costruire uno strumento musicale capace di cogliere l’armonia della natura, da utilizzare per offrire serenità e benessere ai propri sudditi.
Vennero costruite una serie di canne di bambù di diverse lunghezze e piene di semi di miglio, in quantità diffrenziate, sino a ottenere uno strumento musicale capace di emettere note di differenti altezze. E ciò non fu un esperimento come tanti, dal momento che nel celeste libro della medicina denominato Nei Ching, venne codificata la struttura originaria della scala pentatonica, facendo corrispondere i cinque toni agli elementi fondamentali:Acqua, Fuoco, Terra, Legno e Metallo. In questo caso, l’interazione energia-elemento e, più specificamente, suono-elemento era stata fondata sulla legge della polarità universale yin e yang. In seguito, vennero codificati 12 suoni corrispondenti ai meridiani princiapali in cui è ripartito l’uomo, al fine di facilitare, dal punto di vista applicativo, il raggiungimento o ancor meglio il mantenimento dello stato di salute, mediante l’armonico equilibrio dell’energia vitale, il cui flusso veniva regolato attraverso i 12 suoni.
Nel corso della storia dell’uomo sono stati davvero numerosissimi i filosofi, gli scienziati, i ricercatori che hanno inteso evidenziare come la luce, con i suoi colori, rappresentasse un elemento importante per la salute, risultando persino artefice della stessa vita dell’uomo.
Allo stesso modo, la storia è assai ricca di documenti che evidenziano la sacralità della musica e che contribuiscono a far comprendere in quale importanza venissero tenute le energie prodotte dai suoni, nelle princiapli culture antiche orientali e occidentali. Trattare infatti con dovizia di particolari la storia della musicoterapia e della cromoterapia significherebbe scrivere pagine e pagine, quindi ci avviamo a comprendere quali siano alcuni dei presupposti scientifici, che mostrano la validità dell’uso dei suoni e dei colori per il benessere dell’uomo.
L’orecchio e l’occhio non devono essere ritenuti i soli due organi sollecitati dalla musica e dalla luce. La cute, infatti, rappresenta un fondamentale organo di comunicazione che il nostro corpo possiede ed è anche un elemento di notevole importanza per le reazioni che presenta quando è sollecitata da fonti di energia. Essa rappresenta, inoltre, anche uno “specchio” delle nostre emozioni e di situazioni conflittuali interiori. Non a caso si diventa “rossi”, quando si è in imbarazzo, “bianchi” quando sopravviene la paura. Di fatto, nell’embriogenesi (il processo che conduce, dall’unione di due sole cellule, quella uovo e lo spermatozoo, alla costituzione dell’embrione e del feto, durante la gestazione) cervello e rivestimento cutaneo ritrovano un’origine comune, provenendo dal medesimo “foglietto embriogenetico” che, successivamente, si specializzerà in materiale cerebrale e in tessuto cutaneo e tegumentoso.
Ciò permette di comprendere come molte patologie della cute trovino la loro origine non già in lesioni locali, ma in disagi d’ordine psicologico e come la loro cura dovrebbe essere orientata, quanto più possibile, alla causa originaria.
La luce e i suoni entrano nell’organismo anche attraverso il nostro rivestimento cutaneo ed è proprio in questa nostra naturale capacità di non riflettere le onde luminose e sonore che risiede la possibilità di godere dei benefici effetti di suoni e colori. I vedenti, ad esempio, assorbono le energie luminose solo dalla loro epidermide e gli audiolesi sono in grado di assorbire le energie musicali, creando un intimo contatto tra le loro mani o alcune altre parti del corpo e gli altoparalanti da cui la musica viene diffusa. I presupposti della musicoterapia e della cromoterapia si basano proprio sulle capacità dell’essere umano di assorbire suoni e colori.
Ulteriore presupposto di scientificità ci viene offerto da importanti studi, i quali hanno dimostrato che le cellule che compongono il nostro organismo sono in continuo movimento, o meglio in oscillazione dinamica, e che tale continuo movimento produce, da un lato, energia luminosa e, dall’altro, una semplice forma di musicalità. Ciò ci conduce ad affermare che, dentro di noi, siamo luce e musica, ancor prima di ricevere l’energia luminosa e le sonorità dall’esterno.
La teoria della luminescenza ultradebole è stata infatti dimostrata per tutti gli organismi viventi e, dai primi esperimenti compiuti sui fagioli, che documentarono l’emissione di energia luminosa, molte altre pubblicazioni hanno evidenziato che l’intero corpo degli organismi viventi risulta essere circondato da un’aura che corrisponde a un “mantello elettromagnetico”. Si può quindi facilmente comprendere come il nostro organismo, con le cellule che lo costituiscono sia in grado non solo di emettere, ma anche di ricevere lunghezze d’onda prodotte dalla luce e dai colori dello spettro. E si può facilmente dedurre come uno standard di luminosità ottimale, corrispondente allo stato di buona salute, equivalga a un sofisticato equilibrio d’energia prodotta dai diversi colori, i quali costituiscono materia vivente e che fanno parte dell’ambiente, dell’aria, del nutrimento, del contatto tattile con cui ogni organismo viene in rapporto. Le varie lunghezze d’onda prodotte dai colori quindi possono contribuire all’organizzazione del livello energetico ottimale.
La cromoterapia, con l’utilizzo dei colori specifici per il singolo individuo (in base alle caratteristiche più profonde), può favorire quindi quel riequilibrio energetico necessario per raggiungere il benessere.
Nella luce risiedono i colori i quali sono i suoi stretti componenti e che sono riconducibili alla luce che li ha generati. Possiamo quindi affermare che luce e colore siano un tutt’uno, in quanto senza di essa non potrebbero esistere i colori e, di conseguenza, in quanto parti costituenti della luce i colori sono alla base stessa della vita e possono essere definiti espressioni della globalità vitale.
Considerando valida la teoria della bioluminescenza ultradebole per tutti gli organismi viventi e sapendo che la luce ha caratteristiche di onde e di particelle, numerosi ricercatori si sono orientati a studiare le modalità con cui la luce e i suoi colori potessero provvedere anche alla trasmisisione di informazioni biologiche. Per citarne uno, il biochimico Albert Gyorgy, Nobel nel 1937, scoprì che la produzione di diversi enzimi e ormoni viene stimolata dai colori e ciò equivale a poter affermare che l’utilizzo dei colori naturalmente presenti negli alimenti, nei minerali, nei costituenti organici, nelle piante, nei fiori, ma anche nei tessuti, nei pigmenti, negli oggetti d’arredamento, negli abiti, nelle lenti, ecc., possa rappresentare un medicamento, andando ad attivare, anche selettivamente, determinate componenti chimiche enzimatiche e ormonali che possano risultare deficitarie e, di conseguenza, causa di disturbi e di malattie. Altri studi approfonditi, eseguiti negli anni ’70, hanno evidenziato che i colori possono influenzare le attività molecolari e il sistema nervoso con effetti simili a quelli delle onde laser.
Il biologo Rupert Sheldrake, diventato famoso per la sua teoria dell’esistenza del campo morfogenetico descrive la materia vivente, e quindi i nostri organi e apparati e tutte le nostre cellule come una rete complessa di varie gerarchie vibrazionali, in risonanza tra loro e in sintonia all’imput vibrazionale più influente del momento. E questo equivale ad affermare che la materia vivente, nella sua vibrazione, emette “musica” e fa comprendere come la medesima materia vivente si organizzi in modo tale da risuonare con “l’imput vibrazionale più influente con cui viene a contatto”. E viene da porsi la domanda su cosa vi sia di più influente del suono e del colore che caratterizzano un inividuo… Si può facilmente comprendere che, se l’elemento inducente l’imput saranno suoni con caratteristiche di musicalità e d’armonia, la nostra materia vivente tenderà a risuonare secondo queste caratteristiche, determinando un positivo effetto energetico sulle cellule che, di conseguenza, si ripercuoterà sugli organi e sugli apparati e, in ultima analisi, sull’intero individuo.Di contro, se l’imput sarà rappresentato da un rumore (che sappiamo essere definito come suono complesso dato dalla sovrapposizione più o meno casuale di frequenze diverse non armonicamente correlate), le nostre cellule tenderanno a entrare in risonanza con livelli energetici vibrazionali disarmonici, con il conseguente abbassamento del livello energetico vitale armonico naturale (o fisiologico) conducendo a sfavorevoli effetti sulle medesime funzioni fisiologiche, che riguardano il corpo e la psiche.
Sono, come abbiamo visto, di Chladni e di Jenny i primi studi scientifici tendenti a dimostrare che il suono interagisce con la materia e che i vari suoni hanno effetti diversi sui differenti tipi di materia.
Masaru Emoto, in seguito, ha dimostrato anche gli effetti della musica sull’acqua. Dai suoi studi, appaiono infatti evidenti le modificazioni di natura fisica che l’energia della musica produce sull’acqua all’interno di contenitori: il liquido tende a una maggiore movimentazione molecolare, produttrice di calore, utile per l’incremento di reazioni enzimatiche e di natura ossidante. E se la musica determina effetti sull’acqua, è semplice immaginare quali e quanti ne possa determinare sul nostro organismo che complessivamente è composto da almeno il 70% di liquidi acquosi.
E appaiono ancora più entusiasmanti gli studi compiuti da biologi e medici sulle piante: Tompkins e Bird, nella loro opera La vita segreta delle piante, riuscirono a sorprendere il mondo intero con i loro esperiemnti con i quali dimostrarono che le piante, poste in un ambiente con dei diffusori musicali, tendevano ad attorcigliarsi sugli amplificatori che emettevano musica classica, mentre dimostravano il “desiderio”di allontanarsi, orientando i loro steli in direzione opposta dagli amplificatori che emettevano musica rock.
Non intendiamo tediare il lettore citando gli altri numerosissimi esperimenti, ma orientare l’attenzione sul potere che i suoni e i colori abbiano sull’uomo nella totalità di corpo-psiche-spirito e contemporaneamente nella sua individualità: principi questi alla base del sistema Bioarmon®, il quale unisce suoni, colori, cristalli e aromi in un’armoniosa danza di vibrazioni. La combinazione di questi semplici e naturali elementi permette non solo il rilassamento, che spesso viene associato ad essi, ma si anela, attraverso una composizione armonica di vibrazioni, l’avvicinarsi rispettosamente all’energia vitale di ciascuno (realizzando la mappa armonizzante individuale), cercando di attivare attraverso la musica, i colori e le forme, le pietre di luce e i profumi una sorta d’istintiva e naturale sintonia con il codice originario dell’individuo, così che egli possa comprendere meglio i significati in esso inscritti e orientarsi verso il sentiero più vero per sè.
Ildegarda da Bingen affermava che: “Con gli occhi, l’essere umano vede il suo sentiero; con il naso lo comprende” e, infatti, in Bioarmon®, le essenze profumate hanno un ruolo assai importante. Le essenze richiamano immediatamente l’attenzione sull’olfatto (seppure esse possano essere utilizzate anche in altro modo) che finalmente comincia a essere considerato nell’importanza che possiede veramente. Esso è una delle chiavi per la consapevolezza di un equilibrio tra il regno vegetale, il regno animale e l’uomo.
Attraverso l’olfatto, viene scambiata una moltitudine di informazioni, di cui gli esseri umani sono divenuti sempre meno ricettivi per atrofia del senso olfattivo. Quando una pianta raggiunge l’apice del suo sviluppo, fiorisce e diffonde il suo profumo nell’aria: in tal modo comunica col mondo animale, gli insetti vengono attratti e rendono possibile l’impollinazione, la fruttificazione e di conseguenza la sopravvivenza della specie. E siccome il polline è cibo, anche gli insetti ne traggono beneficio. Nel regno animale, gli odori costituiscono la fonte primaria di informazioni. Sono fondamentali per la sopravvivenza della specie, fornendo informazioni riguardanti cibo, nemici e possibili pericoli. Durante il periodo fertile, essi stimolano gli ormoni riproduttivi e l’accoppiamento.
Nell’uomo, l’olfatto è fortemente “confuso” da odori artificiali: per potersi riconoscere intimamente, egli dovrebbe riscoprirlo e rammentare quanto sia raffinato, infatti l’uomo potrebbe essere in grado di distinguere sino a 10.000 odori differenti e ricordarli. Il nervo olfattivo si dirige direttamente ai centri più alti del cervello, mentre le informazioni provenienti dagli altri quattro sensi devono essere elaborate nel talamo prima di essere inviate alle varie zone del cervello. Sebbene non siamo ancora in grado di comprendere come ciò avvenga, una delle principali funzioni sembra quella di collegare le pulsioni istintive che assicurano la sopravvivenza, le quali hanno origine nel cervello paleoencefalico, alle funzioni simboliche e concettuali del cervello neoencefalico.
Senza dover fare la storia dell’aromaterapia, che si perde nella notte dei tempi, diamo alcune indicazioni che permettano di comprendere la straordinaria importanza che rivestano i profumi. Nel corso del tempo, il cervello nel regno animale ha continuato a evolversi, in particolar modo nei mammiferi, per divenire altamente evoluto nei primati e nell’uomo. Il cervello paleoencefalico (cervello primitivo) insieme all’ipotalamo governa il comportamento istintivo riguardante la sopravvivenza e la riproduzione della specie. In un ulteriore stadio evolutivo, si è formato il mesencefalo con il sistema limbico, ritenuto il centro del comportamento affettivo che gioca un ruolo molto importante nello sviluppo della memoria a lungo termine.Trasmette l’associazione delle esperienze piacevoli e spiacevoli aventi luogo nel tempo e nello spazio e rende possibile lo sviluppo delle emozioni. Soprattutto nell’uomo, il cervello neoencefalico o corteccia cerebrale fu l’ultima sezione ad evolversi:questa è la sede in cui pensiero, linguaggio e coscienza hanno origine.
Gli odori e l’olfatto perciò agiscono come collegamento fra il cervello primitivo con i suoi istinti primordiali, il sistema limbico con la memoria e le emozioni, e la corteccia cerebrale, sede del pensiero e quindi di quegli elementi che ci caratterizzano come uomini. Diviene quindi comprensibile come il far ricorso a questi semplici e naturali “strumenti” possa favorire la realizzazione di un armonioso equilibrio tra corpo, psiche e spirito.
Come accennato poc’anzi, accanto ai suoni, ai colori (e alle forme) e agli aromi, in Bioarmon® troviamo i cristalli adatti al singolo individuo o meglio specifici per la sua vibrazione. Tutto quanto esiste su questa Terra e nell’Universo è vibrazione. Ogni cosa, anche ciò che sembra apparentemente inerte, al pari dell’Uomo, emette un’energia, una forza radiante che è parte della sua stessa natura e che, giocoforza, si interpenetra con il contesto che tutt’attorno la circonda.
L’energia (che dal greco significa attività) è il comune denominatore di tutta la “Piramide Natura”: energia emessa ed energia assorbita (yang e yin), in un continuo interscambio vitale. è questo un concetto antichissimo che la Tradizione ci tramanda dalla notte dei tempi. I popoli dell’antichità, e ancora tutt’oggi, molte culture che definiamo “primitive” o “tribali”, avevano intuito che il filo che lega la Vita in tutte le sue manifestazioni, anche in quelle apparentemente più statiche e fisse, annoda in modo indissolubile un fenomeno all’altro, in un tutt’uno, l’Unità appunto, che ne fa un solo, continuo, perpetuo manifestarsi. I cristalli, creature di Luce, figli prediletti di Madre Terra, prima forma ordinata a coagularsi sul nostro pianeta, sono espressione e condensazione di primevi Archetipi.
Compito dell’uomo è separare il puro dall’impuro, il sottile dallo spesso, in modo che la propria evoluzione e crescita proceda parallelamente e similmente a quella degli elementi di Natura.
Numerose civiltà e culture hanno fatto uso di cristalli e pietre per innumerevoli scopi: da quelli protettivi e curativi, a quelli iniziatici ed esoterici. La storia ci mostra che le prime testimonianze riguradanti le capacità terapeutiche di pietre e cristalli sono state rinvenute in un papiro egizio che risale al 1600 a.C. Ma, senza alcun dubbio, secondo questa specifica funzione essi venivano usati molto più anticamente e presso popolazioni delle latitudini più diverse: dalle civiltà andine a quelle del Centro America, dal Nord America all’Australia e poi Cina, India, Giappone e aree limitrofe. Stando a quanto possiamo leggere oggi sull’argomento, pare che non esistessero luoghi e popoli presso i quali pietre e cristalli non venissero utilizzati regolarmente.
I cristalli maggiormente usati non erano numerosissimi, ma i sacerdoti-guaritori delle culture più antiche spesso andavano alla ricerca anche di pietre non facilmente reperibili, che fossero però adatte al singolo individuo.
Vediamo, prima di lasciarci avvolgere direttamente dalla luce dei cristalli e quindi conoscerne i benefici effetti su ciascuno di noi, alcuni utilizzi del passato. L’acquamarina veniva usata prevalentemente per realizzare amuleti indossati a scopo protettivo o come portafortuna da pescatori e marinai un po’ a tutte le latitudini, ma soprattutto dagli Eschimesi.
Attualmente, la utilizziamo soprattutto per “purificare” l’energia dell’individuo, aumentando la chiarezza mentale e aiutandolo a trovare la propria espressione creativa; viene considerata un importante equilibratore fisico, emozionale e mentale: favorisce il superamento di paure e fobie, agendo in modo particolare sul chakra della gola, “sciogliendo” energie bloccate e quindi emozioni e sentimenti repressi. Dalle popolazioni dell’Estremo Oriente, il diaspro sanguigno era ritenuto una pietra in grado di aumentare la percezione delle energie sottili e di incrementare la preveggenza.
La fluorite invece veniva assunta come pozione più o meno magica con effetti benefici per denti e ossa. E ancora l’occhio di tigre era utilizzato come protezione dalle energie negative, ma si riteneva che fosse capace d’intervenire anche sulle malattie degli occhi. Questa pietra era inoltre considerata un potente stimolatore della sessualità, aumentando non solo la fertilità della donna, ma anche la resistenza dell’uomo nel rapporto sessuale.
Non ci spingiamo oltre, poichè dovremmo scrivere pagine e pagine per narrare gli usi del passato e ancora altre pagine per descrivere gli usi attuali dei cristalli: invitiamo invece a sperimentare proprio su di sè gli effetti facendo ricorso a quelli che “rappresentano” la vibrazione individuale espressa dalla danza armonica di suoni, colori, aromi e pietre di luce.
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