Il Mio Pensiero

Il Mio Pensiero

È inconfutabile che nella storia la musica abbia ricoperto un ruolo determinante. Il breve excursus illustrativo dei tempi passati, ne evidenzia il valore storico, sociale e politico. Ancor più è importante la regola che determina la musica: i modi e l’intonazione. È come se, senza un ordine preciso i suoni non potessero agire, funzionare. La successione di toni e semitoni, il “formante” dei modi, quindi, è la chiave d’accesso, che apre la porta della sensibilità dell’uomo e nell’uomo. A questo, si deve senz’altro unire l’intonazione, che per consentire ai suoni di attivare i tre livelli di “sensibilità” (pensiero, sentimento, volontà d’azione), non può che esprimersi relazionando con le armoniche naturali. Per tre livelli, intendo il livello mentale, sede dell’intelletto e della ragione, il livello emozionale, sede dei sentimenti e della volontà comunicativa, e il livello dell’azione e del fare.

La mia formazione musicale si è realizzata in Occidente, ma i miei studi sulla Musicoterapia, (sistema Nada Brahma) diffusa dal Fisico e musicista Vemu Mukunda, hanno consentito di affinare la mia sensibilità verso la musica indiana . I 72 raga della tradizione indù, i 22 shruthi, o punti delle emozioni, a cui corrispondono precisi suoni, le due facoltà del suono, quello pronunciato, che diventa cosmogonia (ahatha) e l’altro che nasce ma non viene emesso, e rimane, quindi, pura forma pensiero (anahatha), sono diventati parte integrante del mio essere musicista.

La sensibilità all’intonazione in noi occidentali è estremamente limitata se paragonata alla sensibilità di un suonatore, ad esempio, di vijna, del sud dell’India. Per la loro cultura, permane il quarto di tono, che per molti musicisti occidentali, è soltanto un’elucubrazione teorica, scollata dalla realtà esecutiva. Il concetto di modulazione, per altri popoli , quasi non esiste, e si privilegia la melodia, che diventa mezzo sublime di comunicazione e comunione. Per contro, l’Occidente, con l’avvento della polifonia, non ha fatto altro che specializzarsi nella modulazione. Il mutare sempre più frequente del centro tonale, e i contrappunti e le fughe via via più complesse, hanno favorito, certamente, l’evoluzione dell’intelletto, della musica ragionata e colta, che però, si è forzatamente isolata nella sua torre d’avorio, scollegandosi sovente dalla gente comune, che ha preferito riconoscersi in altre forme musicali meno complesse e più immediate (canzoni, pop, jazz, rep, ecc.).

Penso che la nostra civiltà, fortemente tecnologica, indirizzata alla realizzazione materiale, sia il frutto della forma musicale da noi prescelta e che la mancanza di gioia che dilaga, insieme alle malattie psicosomatiche, sia, ancora, una risultante di essa.

La creazione del pianoforte è la realizzazione sonora di un compromesso storico-musicale. è stata sacrificata l’intonazione armonica naturale di ispirazione tolemaica, a favore di rapporti tra i suoni meno “attivi” ma che consentissero di modulare agevolmente verso toni lontani.

Il pianoforte è stato generato da una speculazione intellettuale, e consente, agevolmente, di destare il musicale nel materiale (come tutti gli strumenti ad intonazione fissa: tastiere ecc.). L’affermazione di Rudolf Steiner: “Esso è la menzogna del filisteo, ed è una fortuna che ci sia, perchè diversamente il filisteo non avrebbe, in genere, nessuna musica”, ci potrebbe, oggidì, far sentire tutti filistei, visto il dilagare delle tastiere e degli strumenti ad intonazione fissa a scapito della nostra sensibilità verso l’intonazione naturale; io credo, però, che questo non sia davvero un male perchè nel sistema temperato si celano profonde verità che, probabilmente, senza di esso sarebbero andate perdute. Tutto ciò fa parte di un “tessuto di vita” che ci consentirà di scegliere, in futuro, una via evolutiva più consapevole. L’utilizzo dei 12 suoni a intonazione fissa, ci ha condotto, nel tempo, verso l’incapacità di udire le minime differenze tra i suoni, e ha generato nuove forme di pensiero, tra le quali ha prevalso quella di Schomberg, il quale sosteneva che il linguaggio musicale potesse invecchiare ed esaurirsi, e che quindi , nuovi apporti e innovazioni potessero giovare e contribuire a creare una nuova sensibilità musicale. Egli riteneva, altresì, che l’orecchio si fosse evoluto nel tempo e non potesse più essere soddisfatto dalle antiche armonie ma ricercasse nuove dissonanze per farle poi assurgere, nel tempo e con l’abitudine, a consonanze. Creò un sistema, detto “seriale” nel quale la serie dei suoni utilizzata non potesse identificarsi con una tonalità di base, con un suono centrale che avesse predominanza su altri suoni. Al giorno d’oggi il “teorema” dodecafonico è stato smentito dalla maggior parte dei compositori in attività, e l’orecchio gioisce e apprezza ancora, forse ancor meglio di un tempo, la musica barocca o antica. è un altro il fattore fondamentale, che secondo me non viene considerato: la natura del suono, con il dipanarsi delle sue armoniche in funzione logaritmica, afferma, senza ombra di dubbio, che la tonalità è parte del suono e ciò, rende il sistema dodecafonico un “paradosso musicale”. La musica è, altresì, un linguaggio alogico e i suoni non producono nessuna emozione, ma questa si genera dentro l’uomo, e perciò, è alle regole e misure auree che costituiscono l’essere umano, che bisogna far riferimento, per comprenderne il più profondo significato.

Su tali misure logaritmiche, e insite nel suono, fanno riferimento dotti trattati esoterici, che ci indicano che l’uomo è trino, come ho citato poc’anzi, e che la musica ha la capacità di attivare i “valori” nascosti e le potenzialità di questa trinità, essendo il suono Dio in stato “operandi”. Non è sicuramente, un linguaggio sonoro che parla alla mente (mens, menzogna) che può interagire con l’essenza musicale umana, ma un linguaggio che in sè conserva la potenzialità di dialogare con intelletto, emozione e azione.

La dodecafonia, non poteva, perciò, che esaurirsi in se stessa. Dodici pecorelle senza il pastore si perdono nel loro vagare, e 12 suoni senza il centro tonale negano l’armonia che da sempre vive in un singolo suono (evoluzione delle armoniche) e negano, quindi, anche l’uomo stesso, portandolo verso una sensibilità “distorta”. La musica si genera prima nella mente dell’artista e poi si esprime attraverso il suono detto, passa dall’intelletto al logos e, per mezzo del ritmo, quindi del movimento, si attiva nel mondo materiale. Il suono tenuto è “essere”, con l’apporto del ritmo si trasforma in “divenire”. Ma le regole auree, sono da millenni sempre le stesse e ancora tra eoni, sempre lo saranno.

Credo che il suono non sia numero, anche se per capirlo lo decodifichiamo in frequenza e numero; il suono è, piuttosto, informazione, nel senso etimologico della parola (che crea forma), ed è questa sua qualità che è divenuta più comprensibile ai nostri giorni, grazie alle sperimentazioni fatte in campo scientifico (Jenny, Emoto ecc.). Tutto ciò che esiste, e che noi percepiamo come materia, non è nient’altro che energia in movimento, e che interagisce con altra energia. L’universo, poi, secondo le ultime scoperte, reagisce e si comporta come un grande ologramma, così come un ologramma è un suono, che contiene in se tutti i suoni.

Se l’universo non è nient’altro che una forza in vibrazione, e il suono è vibrazione, si può credere che la Bibbia nella sua affermazione “in principio era il verbo” e che il verbo-suono abbia generato tutto il creato, non è da prendere alla leggera. Se il suono armonizzante crea, genera forme, il suono non armonizzato distrugge, annulla. Per ritrovare l’equilibrio musicale perduto, dobbiamo andare in centro, in mezzo, dove sta la virtù. L’andamento verticale dell’armonia e quello orizzontale della melodia, formano insieme il simbolo antichissimo della croce, ed è dal mezzo che dobbiamo ripartire per “centrarci”, cioè, nel suono “uno”. Sono intimamente convinto che la Vera Grande Musica abbia capacità ristrutturanti, anche a livello animico. Penso che possa rigenerare nell’uomo i valori sopiti, mai morti, che conducono l’essere umano alla ricerca dell’essenza della Vita, che porta alla vera Gioia. Nulla è perduto, questo è il momento storico più vicino alla rinascita dei valori musicali e spirituali, proprio perchè dalla “nigredo” alchemica si può assurgere alla Grande Opera. Ogni uomo è una corda che vibra nell’universo. Ogni essere è un suono, che lo plasma e lo identifica. Conoscere il proprio suono, saperlo utilizzare e applicare nella vita comune, consente all’uomo stesso di ritrovare la propria missione sulla terra, e perseguirla. Un grande Saggio un giorno disse: “Dio si trova per sottrazione, e Dio vuole l’uomo gioioso su questa terra”.

Ho fatte mie queste verità e ho cercato nel semplice il divino:sono certo che lo troverò in un semplice suono cantato.

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